“Gli occhi degli inviati di guerra sono gli occhi di chi ha il coraggio di stare sul campo, al fianco dei civili, dei soldati, lungo la fragile linea che divide la vita dalla morte. I loro occhi sono gli occhi della guerra. Senza di loro noi saremmo ciechi, senza di loro noi non avremmo la possibilità di sapere davvero cosa accade nei teatri di guerra, facendoci sentire parte di quello che sta succedendo”.
Le parole di Giorgia Meloni in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica ‘Bearing Witness’ fanno bene all’informazione italiana, ma chiedono da parte del governo, maggiori assunzioni di responsabilità. Lo sostiene il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, Paolo Perucchini. “Gli inviati di guerra non sono solo i grandi nomi delle grandi testate. Ci sono centinaia di giovani ragazzi, senza contratti, senza tutele assicurative, nemmeno iscritti all’Ordine dei Giornalisti, che stanno raccontando per il nostro sistema informativo quanto accade in zone di guerra a loro rischio e pericolo. Il governo li aiuti concretamente: creando le condizioni per eliminare il precariato dal settore giornalistico e stimolando una profonda riforma dell’accesso all’Ordine”.
