Grazie alle giornaliste e ai giornalisti di quotidiani, periodici, agenzie, radio, televisioni, testate online, corrispondenti, collaboratori e freelance che ieri, in Lombardia, nella quasi totalità hanno aderito allo sciopero nazionale proclamato dalla Federazione Nazionale della Stampa e sostenuto dall’Associazione Lombarda dei Giornalisti.
Ieri lo sciopero aveva un preciso scopo: “svegliare” gli editori dal loro letargo imprenditoriale. Incapaci di dare un futuro al mondo dell’informazione italiana, sono capaci solo di tagliare stipendi e diritti dei giornalisti. Soprattutto per i giovani e tutti coloro che si avvicineranno a questo mondo nel prossimo futuro.
Da quasi 10 anni gli editori non vogliono rinnovare il nostro contratto di lavoro, né dal punto di vista economico né per adeguarlo alle innovazioni tecnologiche e operative.
Gli editori, chiamati al tavolo, hanno solo confermato di voler far soldi – e distribuirseli in dividendi – sfruttando il lavoro: riducendo le retribuzioni dei contrattualizzati, non pagando regolarmente collaboratori e freelance, approfittando di abusivi e pensionati, questuando soldi pubblici con contributi di sostegno al settore e casse integrazioni. Spingendo sull’omologazione dell’informazione e, oggi, sulla possibilità di utilizzare l’Intelligenza Artificiale (di fatto il copia e incolla automatizzato) a loro libero piacimento.
Ieri i giornalisti hanno detto basta!
Le giornaliste e i giornalisti italiani vogliono un nuovo contratto. E, per questo, ieri non hanno lavorato e molti di loro si sono presentati al presidio organizzato dalla ALG in piazza XXV aprile a Milano.
In edicola, oggi, ci sono pochi quotidiani. Frutto quadi sempre della ridicola volontà di certi direttori, vicedirettori e capi di volersi accreditare agli occhi del padrone.
Nessuna scusa, per loro, né per gli abusivi e i pensionati che si sono messi al loro servizio per contribuire a far uscire le testate.
Come sindacato avvieremo verifiche in tutta la Lombardia per capire se sono state rispettate le regole in caso di sciopero. O se, invece, siano state messe in atto pressioni (al limite della minaccia) nei confronti dei giornalisti per obbligarli a rinunciare al loro diritto di sciopero. Oppure, ancora peggio, se a fronte di redazioni in sciopero si sia fatto uscire il giornale facendo ricorso a personale esterno.
Queste situazioni e questi abusi non possiamo tollerarli e, di conseguenza, porteremo editori e direttori nelle sedi competenti per far valere regole, diritti e, soprattutto, il rispetto delle persone.


