Raccontare notizie e storie di minori abbandonati, ma anche utilizzare il corretto linguaggio e le corrette forme, quando si parla di bambini in adozione o in affido. Non sempre le cronache giornalistiche riescono in quello che, pur apparendo semplice, si rivela difficile da sottolineare con la giusta delicatezza e con un appropriato linguaggio in termini deontologici e non solo legali.
Su questo tema, l’Associazione Lombarda dei Giornalisti ha promosso e organizzato un corso di formazione accreditato all’Ordine per il prossimo 15 maggio, dalle 10 alle 13. Il corso, deontologico e che garantisce 5 crediti, si svolgerà in forma mista: su piattaforma Web e in presenza, alla Sala Tobagi dell’ALG in viale Monte Santo 7 a Milano. È necessario iscriversi alla piattaforma dell’Ordine www.formazionegiornalisti.it
Il corso ha per titolo “Le parole per dirlo – Abbandoni di minori, adozione e affidi. Quale informazione nel rispetto dei diritti” e approfondirà vari temi grazie all’intervento di un nutrito panel di esperti. Moderati dalla giornalista e madre adottiva, Francesca Mineo, interverranno infatti Stefano Pasta, ricercatore, membro del Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia (CREMIT), Marina Raymondi, esperta di adozioni internazionali e affido, associazione CIAI, Devi Vettori presidente e Juliana Papurello cofondatrice dell’associazione Legàmi Adottivi.
Esistono regole, Carte deontologiche e leggi a protezione dei minori e a tutela delle donne: tuttavia, quando si tratta di informare su alcuni fatti di cronaca che hanno attinenza con abbandoni di neonati, affido e/o adozione, vengono spesso disattese. E spesso adozione e affido sono confusi tra loro. Così che, in nome del diritto di cronaca, vengono rivelate informazioni che dovrebbero restare anonime, sono evidenziati lati voyeuristici o dettagli quali figlio ‘adottivo’ o ‘adottato’ rispetto a altri figli.
